
Giovedì scorso si è svolto ad Assisi, nella prestigiosa sede del Sacro Convento di San Francesco, un convegno sul tema Tra Francesco e Federico II. Memorie di un santo e di un imperatore a ottocento anni dall’incontro con il sultano Al-Kamil. Promosso e organizzato dall’Associazione umbra Federico II di Svevia Hohenstaufen, che da poco di è costituita con l’intento di valorizzare e far conoscere i rapporti che intercorsero nella prima metà del Duecento tra l’Imperatore Federico II di Svevia e l’Umbria, l’evento ha richiamato un folto pubblico di studiosi e appassionati, attratti dall’attualità del tema ( i rapporti interculturali e interreligiosi tra Occidente cristiano e Medioriente musulmano al tempo delle Crociate ) e dalla presenza dei massimi esperti di Francescanesimo e di storia medievale.
Oltre al tema principale del convegno, anticipato nella prolusione del prof. Franco Cardini, sono stati affrontati, nella prima sessione presieduta da Maria Grazia Nico, i rapporti di Francesco e di Federico II con l’Assisi del tempo ( proff. Franco Mezzanotte e Elvio Lunghi ), il ruolo del santo e dell’imperatore nella nascita della lingua volgare italiana ( prof. Pasquale Tuscano ), l’importanza delle figure femminili di Chiara d’Assisi e di Elisabetta d’Ungheria, cui l’imperatore manifestò più volte la sua devozione ( prof. Isabella Gagliardi).
La sessione pomeridiana, presieduta da Giordana Benazzi, è entrata poi nel merito dell’incontro di Francesco con il Sultano d’Egitto visto attraverso la cronaca in versi di un poeta normanno assai poco noto negli studi italiani ( prof. Francesco Marzella ) e attraverso le numerose fonti francescane scandagliate con cura dall’esperto di studi francescani prof Alfonso Marini.
Molti sono stati gli stimoli a riflettere sulle finalità che mossero questi due personaggi così diversi – un santo e un imperatore – ad affrontare il viaggio nel Sultanato d’Egitto per incontrare il dotto principe arabo Al-Kamil, che con tolleranza ed esemplare moderazione accettò il confronto con loro sia sul piano diplomatico che su quello filosofico. Verrebbe da pensare che ottocento anni fa i rapporti tra il mondo della Cristianità e quello dell’Islam fossero assai più strutturati, nonostante fossero in corso le Crociate ( non “guerre sante” ma “guerre di conquista” ), proprio perché supportati da un approccio di natura culturale. Canta l’Ariosto nell’Orlando Furioso:
“Oh, gran bontà de’ cavallieri antiqui
eran rivali, eran di fe’ diversi …
e pur per selve oscure e calli obliqui
insieme van senza sospetto aversi. “
La tavola rotonda che ha concluso il pomeriggio ha avuto protagonisti autorevoli come Stefano Brufani ( presidente ), Franco Cardini, Giovanni Grado Merlo, Maria Pia Alberzoni e Mons. Felice Accrocca. Prima di tutto è stato ripreso il tema delle Crociate, da intendere come grande iniziativa dell’Occidente che portò uomini, soprattutto cavalieri, in Oriente con l’intento di compiere un pellegrinaggio di penitenza secondo le intenzioni di papa Urbano II e di riconquistare il Santo Sepolcro.
Della sesta crociata fu protagonista Federico II, che realizzò il disegno che già era stato di Francesco: raggiungere un accordo di pace tra cristiani e arabi, pace che per quei tempi e quelle circostanze fu duratura – più di dieci anni – e fu resa possibile grazie all’affinità di mentalità e di intenti che si creò tra l’imperatore e il sultano, di cui alcune fonti di parte cristiana coeve agli avvenimenti, nel corso del convegno presentate per la prima volta, offrono un ritratto sorprendentemente positivo. Un vivace dibattito con interventi del pubblico e le considerazioni finali di Stefano Brufani hanno concluso brillantemente la giornata di studi.









