La Ediart di Todi ha pubblicato di recente un volume dal titolo ” La Valnerina velata” La rete ospitaliera – ospedaliera nei secoli XII-XIV ” Ne è autore Omero Sabatini, che in premessa dichiara di volere celebrare con questo studio, nel nono centenario della fondazione dell’ordine dei Templari (1119 – 2019), l’opera svolta nei secoli XII – XIV dai cavalieri del Tempio per l’assistenza ai pellegrini, ai malati, ai viandanti in transito nelle terre della Valnerina.
Partendo da Sant’Anatolia e arrivando a Cerreto attraverso un itinerario che va da Vallo di Nera a Preci, da Norcia a Cascia, da Monteleone di Spoleto a Poggiodomo, vengono ricercate, attraverso le immagini tratte dagli affreschi e dalle sculture che decorano le numerose chiese di queste zone, le testimonianze di eventi storici, di insediamenti religiosi, di passaggi di pellegrini, di attività di cura e di accoglienza dei malati da poter riferire agli ordini militari-cavallereschi nati al tempo delle Crociate.
Il libro si presenta come un densissimo album fotografico che non tralascia di segnalare le numerosissime chiese, specie quelle “romaniche” sorte tra XII e XIV, tutte decorate da affreschi prevalentemente a carattere votivo e in molti casi dotate di portali scolpiti che esibiscono immagini non sempre di facile interpretazione. Dunque uno studio iconografico che vuole affondare nella storia di quel territorio per spiegare alcune raffigurazioni. Operazione di indubbio interesse, specie ora che il sisma del 2016 ha danneggiato, e in alcuni casi distrutto, molti di questi edifici da parecchio tempo interdetti alla visita e tutti in attesa di interventi di restauro che si auspica possano avvenire in tempi ragionevoli.
I riferimenti storici si indirizzano con particolare interesse ai riflessi della sesta crociata (1228-1229) di cui fu protagonista Federico II, che, proprio in quell’occasione, si recò in Egitto, a Damietta, per incontrare il sultano Al-Malik al-Kamil. La Valnerina, inclusa nel Ducato di Spoleto e dunque territorio da sempre conteso tra l’imperatore e il papato per la sua importanza strategica, sembra, a giudizio dell’autore, serbare numerose tracce della figura di Federico e dei suoi difficili rapporti con i papi, in particolare Gregorio IX e Innocenzo IV.
Tre sono le località in cui vengono segnalate da Sabatini alcune immagini scolpite che potrebbero fare riferimento proprio a Federico II: due nel Nursino – Ancarano e Capo del Colle – e una a Monteleone di Spoleto. Nei pressi di Ancarano sorge la chiesa della Madonna Bianca, assai importante dal punto di vista storico-artistico per via del bellissimo portico rinascimentale che la precede e per le opere di matrice toscana – la Madonna marmorea di Francesco di Simone Ferrucci e il Crocifisso ligneo di Benedetto da Maiano – che ospita al suo interno. Ma ciò che attrae l’attenzione dell’autore sono alcuni rilievi scolpiti sul portale laterale, che si apre sotto un loggiato lungo il fianco destro della chiesa, proprio dove trovavano ricovero i viandanti e i pellegrini. Qui compare una testa coronata, palesemente un volto regale, e, sul lato opposto, un altro volto con copricapo che Sabatini interpreta come rappresentazioni dell’imperatore Federico II e di papa Innocenzo III. ( figg.161 e 162 alle pp. 101 e 102 ).
L’uso di rappresentare sulle facciate delle chiese immagini regali è molto diffuso nell’ambito territoriale del Ducato di Spoleto. A Bevagna, sulla facciata della chiesa di San Michele Arcangelo, nella cornice marcapiano compaiono diverse protomi animali e umane e, in posizione di maggior risalto, in corrispondenza della parasta di sinistra, una testa coronata che potrebbe far pensare a Federico e all’anno della sua incoronazione a Roma, il 1220. Un’analoga testa regale si può vedere sulla chiesa benedettina di Santa Maria a Turrita di Montefalco in pendant con un’altra che, pur senza particolari connotazioni, potrebbe raffigurare il pontefice. Anche a San Giovanni Profiamma, nei pressi di Foligno, e a Trevi, in San Francesco, analoghe rappresentazioni lasciano pensare che le terre del ducato siano state segnate da numerose tangibili rappresentazioni dei difficili rapporti tra Federico e il papato, senza con ciò autorizzarci a credere che possa trattarsi di veri e propri ritratti di Federico II.
Sempre nei pressi di Norcia, a Capo del Colle, si può vedere la chiesa-ospitale di Sant’Antonio Abate, ornata di affreschi esterni, che nell’aspetto denuncia chiaramente la sua antica funzione. Qui, sul lato sinistro del portale, di nuovo possiamo vedere una testa coronata e, di fronte, un volto di profilo. In questo caso, secondo Sabatini, dovrebbe trattarsi di Federico II e di Carlo d’Angiò ( figg. 173 e 174 a p.111).
Ancor più significative le raffigurazioni che compaiono sul portale della chiesa di San Francesco a Monteleone di Spoleto. Nel capitello di sinistra “sono raffigurati un leone che attacca un cervo, forse Federico II con criniera leonina, la sua aquila imperiale, un giglio e, forse, Carlo d’Angiò. Questi, come nella chiesa di Capo del Colle, ci ricordano le cruente lotte tra impero e papato “. ( figg. 266, 267 e 278 alle pp.162 e 165) Conclude Sabatini: “Le immagini raffiguranti Federico II in tutta l’Umbria sono salve solo in Valnerina“, citando per confronto una lunetta, purtroppo molto consunta, nella chiesa di San Bartolomeo a Montecchio di Giano, pubblicata di recente da Carlo Bizzarri.
Credo che la tesi di Sabatini, che attribuisce allo stesso Federico II una volontà autorappresentativa materializzata in queste figurazioni rintracciate in Valnerina, sia forse eccessiva e sia da prendere quindi con la dovuta prudenza. Difficilmente si potrà infatti parlare di “arte federiciana” in Umbria, il che presupporrebbe un rapporto diretto di committenza da parte dell’imperatore, cosa che non è mai stata provata dai documenti. Il portale di Monteleone di Spoleto è oltretutto opera realizzata in epoca assai più avanzata rispetto agli anni di Federico, già verso la fine del Medio Evo, ed è espressione provinciale e attardata del gusto romanico-gotico. Uniche commissioni imperiali in Umbria attestate dai documenti rimangono il Palatium di Foligno e la Rocca di Spello, purtroppo entrambi perduti. E’ innegabile comunque che Federico ebbe un sorprendente interesse verso il medium della scultura e che anzi fu lui a inaugurare la sfera del profano nella scultura medievale, contribuendo alla formazione di una cultura formale che lui stesso vagliava e adattava in funzione dell’affermazione della propria supremazia politica e culturale.
Il volume di Sabatini, anche se in parte compromesso da imprecisioni e valutazioni storiografiche a volte affrettate e semplicistiche, costituisce comunque un’importante indagine territoriale e suggerisce una lettura della decorazione in pietra presente in numerose chiese della Valnerina attenta ai significati sottesi dalle immagini, cui oggi non riesce sempre facile dare una valida interpretazione.