PERUGIA CITTA' PAPALE, ASSISI E SAN FRANCESCO

Il difficile rapporto con Perugia

Il Duecento fu il secolo che consacrò Perugia città papale: quattro papi vi morirono ( il primo fu Innocenzo III nel 1216, l’ultimo Benedetto XI nel 1304 ) e quattro papi vi furono eletti a seguito di conclavi tenutisi in città. La prima metà del secolo fu in realtà dominata dalla figura storica di Federico II di Svevia, nipote del Barbarossa, re di Sicila, re di Germania e Imperatore. L’Umbria di quel tempo non aveva la configurazione che noi conosciamo, ma era grosso modo divisa in due entità, pur con una certa fluttuazione dei confini: il Ducato di Spoleto, che insieme alla Marca di Ancona si estendeva alla sinistra del Tevere, e il Patrimonio di San Pietro, o se preferiamo la Tuscia, sulla sponda destra del fiume. I due poli d’attrazione in questo contesto erano Spoleto, sul percorso della via Flaminia, e Perugia, il centro maggiore lungo il corridoio bizantino che univa Roma e Ravenna.

Se Federico passò qualche tempo della sua prima infanzia a Foligno e se è in questa città ghibellina quasi sempre a lui fedele, che fece edificare un Palatium imperiale e che nel 1240 convocò una dieta per reagire alla scomunica papale del 1239, è tuttavia con Perugia, sempre in bilico tra la fedeltà al pontefice e le rivendicazioni di autonomia comunale, che dovette più volte misurarsi. Nella seconda metà del secolo sarà poi Perugia a trarre i maggiori vantaggi dal declino degli Svevi e dalla perdita d’influenza dell’Impero sull’Umbria. All’Umbria, che fu per mezzo secolo il teatro più importante della lotta per il primato tra i due massimi poteri e alla figura di Federico, portatore di una cultura artistica, letteraria e scientifica proiettata verso il futuro si deve fare riferimento per comprendere la vicenda politica che portò Perugia ad evolversi da civitas vescovile a comune di Popolo fino a raggiungere la sua massima potenza e il massimo splendore nell’ultimo quarto del secolo, quando vi si edificarono le mura, il Palazzo dei Priori e le due storiche fontane. In pratica Perugia fu la città che negli avvenimenti del XIII secolo e nel confronto tra la politica federiciana e quella papale vide esprimersi il meglio delle libertà comunali.

Solo una volta, nel 12??, Federico II si acquartierò nella zona di San Sisto nei pressi di Perugia, da lui costantemente evitata perché ritenuta città ostile e pericolosa a motivo del suo dichiarato guelfismo e dell’essere sede della curia romana.

Federico II e il francescanesimo

In una lettera inviata a Frate Elia da Marburgo nel maggio del 1236, Federico II, in occasione della traslazione del corpo di Santa Elisabetta di Ungheria, ne esaltava la figura religiosa implorando le preghiere dei francescani ed esprimendo interesse e apprezzamento per l’ordine. Pier delle Vigne riferirà poi a Frate Elia che, in occasione della riesumazione del corpo della stessa santa, l’Imperatore si era tolto la corona e l’aveva deposta sul suo capo. Il legame di Federico con l’ordine francescano, sicuramente ispirato dal comune desiderio di vedere il papato più vicino allo spirito evangelico e libero dall’esercizio del potere temporale, si esprime attraverso il rapporto di Federico con l’assisano Frate Elia, divenuto, dopo la morte di San Francesco, ministro generale dei minori per volontà dello stesso Francesco, di cui era stato fedele compagno nei primi anni di vita del nuovo ordine. Destituito e scomunicato nel 1239 per i suoi rapporti con l’Imperatore e per la condivisione dell’idea di separazione del potere spirituale da quello temporale, Elia nel 1240 si vedra’ costretto, dopo la scomunica papale, ad aggregarsi alla corte di Federico II collaborando con lui in importanti missioni. In particolare Elia contribuirà, per conto di Federico II, alla trattativa tra l’imperatore niceno Giovanni III, che regnava su quanto rimaneva dell’impero bizantino e quello latino Baldovino II – frutto della creazione del regno crociato di Costantinopoli – per un accordo nell’interesse della Cristianità e dell’Impero. La tradizione gli attribuisce la redazione di un trattato in lingua latina in sei libri “ Lumen luminum “ che mostrerebbe il suo interesse per le teorie alchemiche.

Tracce della cultura di Elia e dei suoi rapporti con Federico II si possono osservare ancora oggi nella Basilica di Assisi. Nel cortile di entrata al Sacro Convento, incisi su pietre conce, possiamo osservare la cazzuola, la mazzetta, la squadra e il compasso tipici della muratoria medioevale; lo stesso altare della Basilica superiore, costruito da Elia, presenta molti elementi dello stesso simbolismo; sul marcapiano in facciata compaiono due aquile, simboli imperiali, alle quali corrispondono altre due aquile scolpite alla base delle colonnine; lungo il fianco nord della Basilica due mensole recano due sculture raffiguranti una testa imberbe coronata e una testa barbuta con il capo coperto da una cuffia, probabi ritratti riferibili a Federico II e a Pier delle Vigne; sulle campane fatte fondere nel 1239 da Elia, purtroppo sostituite, si leggeva il nome del “potentissimo” Federico II accanto a quelli di Papa Gregorio IX e di Elia, probabile testimonianza del tentativo di riconciliare Federico con Gregorio IX.

Un altro episodio che lega Federico ai luoghi francescani avvenne nel 1241, quando i saraceni di Vitale D’Aversa al servizio di Federico II, che stavano assediando Assisi ed erano giunti a San Damiano, vennero allontanati da Chiara. La santa, secondo la tradizione, prese un ostensorio con l’ostia benedetta e lo espose a una finestra: una luce accecante spaventò i saraceni imperiali facendoli fuggire dal convento e da Assisi.

Itinerari:
  • Perugia: Piazza IV novembre: il luogo del Palazzo dei Papi, i sotterranei della Cattedrale. (I simboli della libertà comunale di Perugia; la fontana maggiore, la Sala dei Notari, il portale del Palazzo dei Priori)
  • Assisi: Le sculture della Basilica, il primo ciclo di affreschi nella Basilica inferiore.
    San Damiano